Iniziamo questa carrellata di concetti emersi durante il workshop col dire che…
Il Visual Storytelling ha una struttura multi disciplinare, psicologia, marketing, semiotica, perché è sì una modalità della comunicazione però è necessario conoscerne le basi.
A monte c’è lo storytelling, spesso inteso come “l’arte di raccontare una storia”. Ma non è prorpio una definizione esatta. La parola storytelling è un acronimo che contiene il temine “story” traducibile in racconto e “telling” in narrare. Il raccontare semplicemente una storia non è il punto fondamentale, lo è il modo con cui essa viene narrata.
In definitiva, fare storytelling significa creare ed organizzare la narrazione di un racconto rivolto ad un pubblico che dovrà essere coinvolto emotivamente al punto da fargli vivere una esperienza immersiva.
La prima cosa è quindi conoscere il proprio pubblico.
Dobbiamo emozionarlo, creare un effetto di empatia, non si tratta di persuaderlo all’acquisto di un prodotto, il marketing si sta infatti allontanando dalla pubblicità. Il consumatore è diventato prosumer, è in grado con le proprie scelte di determinare le scelte aziendali. I brand non si preoccupano più di fare solo pubblicità, è il “racconto che comunica” quello che interessa il pubblico.
In una comunicazione visual le immagini hanno dunque una grande importanza, devono però essere in grado di raccontare qualcosa perchè non tutte le immagini sono narrative. La caratteristica di un’immagine narrativa è il saper toccare le corde emozionali, il riuscire a trascinare in un racconto visuale, in una storia. Bisogna quindi evitare di usarle in maniera banale, un’immagine narrativa presenta una tensione, un personaggio credibile e produce un’emozione, in questo senso anche i dettagli ed i particolari fanno la differenza.
Per misurare l’efficacia comunicativa di un’immagine abbiamo tre parametri da considerare: l’appeal, la retention (capacità di trattenere in memoria) e la comprensione. L’appeal è sicuramente il parametro principale per un’immagine pubblicitaria poi però c’è la comprensione…
Nell’attribuzione del significato c’è un livello oggettivo e uno soggettivo. L’arbitrarietà nell’attribuire un significato all’immagine può essere limitato dal testo verbale, permettendo di selezionare il significato corretto per quell’immagine (ancoraggio del testo verbale). I testi dunque possono aiutare a comprendere il significato che vogliamo dare ad un’immagine. Immagini e testi convivono in una narrazione visiva.
Dobbiamo inoltre ricordare che il racconto visuale deve essere dinamico, non statico. Nel processo della sua costruzione abbiamo diversi elementi da tenere in considerazione:
Qual è il nostro pubblico (il pubblico che si impossesserà della nostra storia),
nucleo della storia o corestory (e qui subentra lo schema narrativo canonico),
i media o tools (che andremo ad utilizzare per rendere pubblica la nostra storia).
Sullo schema narrativo di un racconto solo alcune parole, giusto per ricordare come si struttura una storia che abbia un appeal.
Al centro abbiamo un eroe, ad un certo punto l’eroe subisce un trauma, che scatenerà un conflitto, l’eroe intraprenderà quindi un’impresa, l’impresa potrà avere un aiutante (che darà dinamismo alla storia), avrà un antagonista, si aiuterà con un oggetto magico (senza il quale è difficile riesca a superare la prova) alla fine si arriverà ad una conclusione.E’ qui si è aperto un interessante spazio per le esercitazioni, sono stati proiettati alcuni video aziendali (b2b e b2c) su cui si è fatta un’analisi per individuare lo schema narrativo ed il suo impatto emozionale.
Una parte del workshop è stata poi dedicata al raccontare strumenti e tecniche per la costruzione di un racconto visuale: inquadrature, riprese, montaggi. Sono state fornite delle indicazioni di tool molto utili per creare un visual storytelling efficace…per quanto riguarda i media su cui veicolare le nostre storie ci sarà bisogno di fare un ulteriore approfondimento, sarà forse il tema del prossimo workshop?
Visto che Twitter è un ottimo strumento per fare storytelling (abbiamo anche provato ad usare Periscope per il real time), un piccolo elenco di Tweet pubblicati durante il corso!
Oggi con @prinet2000 Frateschi e @wiseup_it parlerò di Visual Storytelling. #visualstorytelling #staytuned pic.twitter.com/4CN5nnsvDJ
— Massimo Lico (@contemax68) 23 Aprile 2015
Preparativi #workshop #visualstorytelling… in @wiseup_it #bologna 😉 pic.twitter.com/3lsBrkyB2t
— paola frateschi (@prinet2000) 23 Aprile 2015
I #brand non possono più permettersi di fare solo #pubblicità, si va verso il #marketing narrativo @contemax68 #workshop #visualstorytelling
— Wiseup Comunicazione (@wiseup_it) 23 Aprile 2015
#visualstorytelling è una materia multidisciplinare, non si esaurisce ad un tool o una app | via @wiseup_it
— MassimilianoVincenzi (@MaxVincio) 23 Aprile 2015
Onair #workshop #visual #storytelling in @wiseup_it #bologna pic.twitter.com/XDG3inA1FC pic.twitter.com/A4g5w2hXSz
— Stefano Zannini (@StefanoZannini) 23 Aprile 2015
Ci si sta preparando ad un’esercitazione!! #workshop #visualstorytelling @wiseup_it @contemax68 pic.twitter.com/pLezhgA0BE
— paola frateschi (@prinet2000) 23 Aprile 2015
In questo momento si parla di elementi più tecnici del #visualstorytelling: inquadrature, riprese, montaggi! @wiseup_it #workshop
— Stefano Zannini (@StefanoZannini) 23 Aprile 2015
Sto macinando tutte le info raccolte ieri nel workshop sul #visualstorytelling. Tanta roba e tanto interessante! pic.twitter.com/2aERmmebmy
— MassimilianoVincenzi (@MaxVincio) 24 Aprile 2015